David Baulcombe
David Baulcombe was a student in Botany at Leeds (BSc) and Edinburgh (PhD) Universities. After periods in Montreal, the University of Georgia and the Cambridge Plant Breeding Institute he spent 20 years at the Sainsbury Laboratory, Norwich. He joined Cambridge University in 2007 as Royal Society Research Professor and now as Regius Professor of Botany. David is a Fellow of the Royal Society and a foreign associate member of the US National Academy of Sciences. His awards include the 2006 Royal Medal of the Royal Society, the 2008 Lasker Award for basic biomedical sciences, the Wolf Prize for Agriculture in 2010 and the 2012 Balzan Prize. He was knighted in June 2009.
Research interests of David Baulcombe involve plants and he focuses on gene silencing and epigenetics – the science of how nurture can influence nature. These topics link to disease resistance in plants and understanding of hybrids including hybrid crops. David is also interested in the application of science to develop sustainable agriculture. He is a member of the Biotechnology and Biological Sciences Research Council and in 2009 he chaired a Royal Society policy study on the contribution of biological science to food crop productivity. He also chaired a group that produced a 2014 science update report for the British Prime Minister about GM crops.
David Baulcombe ha studiato botanica presso le università di Leeds (BSc) ed Edimburgo (PhD). Dopo aver svolto periodi di pratica a Montreal, la University of Georgia e il Cambridge Plant Breeding Institute, ha lavorato per vent'anni presso il Sainsbury Laboratory di Norwich. Nel 2007 è passato alla Cambridge University come Royal Society Research Professor, mentre attualmente ricopre il ruolo di Regius Professor per la botanica. David è un Fellow della Royal Society e un membro associato per l'estero della US National Academy of Sciences. È stato insignito di numerosi premi tra cui la Royal Medal della Royal Society (2006), il Lasker Award per le scienze biomediche di base (2008), il Wolf Prize per l'agricoltura (2010) e il Balzan Prize (2012). Ha ricevuto l'investitura nobiliare nel giugno del 2009.
I suoi interessi di ricerca si concentrano sullo studio delle piante, in particolare l'inibizione dell'espressione genica e l'epigenetica, ovvero la scienza che studia come i cambiamenti esterni possano influire sulla natura intrinseca. Questi argomenti si ricollegano alla resistenza delle piante alle malattie e allo studio degli ibridi, comprese le coltivazioni. David si occupa inoltre dell'applicazione della scienza per lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile. È membro del Biotechnology and Biological Sciences Research Council e nel 2009 ha guidato uno studio della Royal Society sul contributo delle scienze biologiche alla produttività delle colture alimentari. Ha inoltre guidato un gruppo incaricato della stesura di un rapporto scientifico aggiornato al 2014 sulle coltivazioni geneticamente modificate, destinato al primo ministro britannico.
Harnessing modern biology in sustainable and sufficient food crop production
Robert Hooke wrote in the preface to Micrographia (1664) that “It is the great prerogative of Humankind above other creatures, that we are not only able to behold the works of Nature, or barely to sustain our lives by them, but we also have the power of considering, comparing, altering, assisting, and improving them to various uses.” Our beholding power has continued to increase ever since Hooke and his contemporaries developed the first microscopes. However, we have not taken full advantage of our prerogative. We have altered, assisted and improved the works of Nature but the benefits have been largely to the advantage of the few who, through accidents of history, have dominated the planet over the last four or five centuries. We have not provided a commensurate improvement for those who have been the victims of “guns, germs and steel” and we have not looked after the interests of future generations.
Agriculture and medicine are two areas in which we have failed to exercise our prerogative to its full extent. In medicine the allocation of effort and resources in bioscience has been largely channeled to the healthcare interests of the developed world, although we could have channeled much greater effort to the cure of infectious diseases and other health problems that afflict the many people on the rest of the planet. In agriculture the failure is more complex because it operates in many regions. In the agricultural sector of developing countries there could be improvements through the application of modern science although the development of supply chains and infrastructure will be at least as important. However, the need for science in the agriculture of developed countries is at least as pressing because many of the productivity gains over the last half century are based on unsustainable practice. They are associated with aquifer depletion, soil erosion, loss of biodiversity, greenhouse gas emission and they will be undermined by the effects of climate change.
I will describe the types of advance that could be achieved by modern bioscience. Some but not all advances would involve GM: others would follow from application of principles in organic and traditional agriculture but in a broad context. I will also describe a research infrastructure that could help achieve crop production systems that are sustainable and sufficient for a growing population. This infrastructure will require leadership by the public rather than the private sector and a regulatory framework for new technology in agriculture that is based on evidence and an assessment of risk rather than hazard.
Nella prefazione a Micrographia (1664), Robert Hooke scrisse, "È la grande prerogativa dell'umanità rispetto alle altre creature, che l'uomo sia non solo in grado di osservare l'operato della natura, o semplicemente di fondare la propria esistenza su di esso, ma abbia anche la capacità di studiarlo, confrontarlo, alterarlo, assisterlo e migliorarlo a seconda delle necessità." La capacità di osservazione ha continuato a progredire sin da quando Hooke e i suoi contemporanei svilupparono i primi microscopi. Tuttavia, l'uomo non è riuscito a ottenere il massimo vantaggio da tale prerogativa. Certo, abbiamo alterato, assistito e migliorato l'operato della natura, ma i vantaggi sono stati principalmente appannaggio dei pochi che, attraverso la storia, hanno dominato il pianeta negli ultimi quattro o cinque secoli. Non abbiamo aiutato a sufficienza le vittime di "armi, acciaio e malattie" e non abbiamo tutelato gli interessi delle future generazioni.
L'agricoltura e la medicina sono due dei settori in cui non siamo riusciti a sfruttare al massimo le nostre capacità. In medicina, la distribuzione di contributi e risorse verso la bioscienza è stata ampiamente influenzata dagli interessi sanitari del mondo industrializzato, anche se avremmo potuto dedicare maggiore impegno nel combattere le malattie infettive e altri problemi che affliggono molte persone nel resto del pianeta. In agricoltura, il fallimento è più complesso perché ha coinvolto diversi ambiti. Nell'agricoltura dei paesi in via di sviluppo, l'applicazione della scienza moderna potrebbe apportare alcuni miglioramenti, sebbene lo sviluppo di catene di produzione e infrastrutture sia ugualmente urgente. Tuttavia, la necessità di applicare criteri scientifici all'agricoltura dei paesi sviluppati è altrettanto importante, poiché molti dei guadagni negli ultimi cinquant'anni si basano su pratiche non sostenibili, come l'impoverimento delle falde acquifere, l'erosione del suolo, la perdita di biodiversità, l'emissione di gas a effetto serra, e saranno minacciati dagli effetti dei cambiamenti climatici.
Descriverò i vari progressi che la bioscienza moderna potrebbe conseguire. Alcuni di essi, anche se non tutti, prevedono l'uso di OGM, mentre altri derivano dall'applicazione di principi simili all'agricoltura biologica e tradizionale, ma in un contesto più ampio. Descriverò inoltre un quadro per la ricerca che potrebbe contribuire a ottenere sistemi di produzione di coltivazioni sostenibili e sufficienti per una popolazione in crescita. Questa infrastruttura impone al settore pubblico, e non a quello privato, di prendere il controllo della situazione, e richiede un quadro normativo per le nuove tecnologie agricole fondato sull'evidenza e la valutazione del rischio rispetto al pericolo.