Conferences archive > 2014 > SPEAKERS & ABSTRACTS

Giulio Giorello


Giulio Giorello is Professor of Philosophy of Science at the University of Milan. He was born in Milan in 1945 and completed his degree in philosophy in 1968, and mathematics in 1971. He has taught at the faculties of Engineering (Pavia), Literature and Philosophy (Milan), Sciences (Catania), at Milan Polytechnic and IUAV in Venice. 
Columnist for Corriere della Sera, he is the director of the Scienza e Idee series for the Raffaello Cortina publishing house. He has curated the Italian edition of Areopagitica by John Milton (Laterza, 1987) and co-curated the essay On Freedom by John Stuart Mill (1981) with Marco Mondadori. He has authored many essays on philosophy of science. His latest books include Lussuria. La passione della conoscenza, il Mulino 2010; Senza Dio. Del buon uso dell’ateismo, Longanesi 2010; Il tradimento, Longanesi 2012. He has authored a number of books on the relation between philosophy, science and comics, including  La scienza tra le nuvole. Da Pippo Newton a Mr Fantastic, Raffaello Cortina 2007 (with Pier Luigi Gaspa) and La filosofia di Topolino (with Ilaria Cozzaglio), Guanda 2013.

 

Giulio Giorello, titolare della cattedra di Filosofia della Scienza all'Università degli Studi di Milano, è nato a Milano nel 1945 e si è laureato in Filosofia nel 1968 e in Matematica nel 1971. Ha insegnato nelle facoltà di Ingegneria (Pavia), Lettere e filosofia (Milano), Scienze (Catania), al Politecnico di Milano e allo IUAV di Venezia.

Giulio Giorello, titolare della cattedra di Filosofia della Scienza all'Università degli Studi di Milano, è nato a Milano nel 1945 e si è laureato in Filosofia nel 1968 e in Matematica nel 1971. Ha insegnato nelle facoltà di Ingegneria (Pavia), Lettere e filosofia (Milano), Scienze (Catania), al Politecnico di Milano e allo IUAV di Venezia.

Editorialista del Corriere della Sera, dirige presso l’editore Raffaello Cortina la collana Scienza e Idee. Ha curato l’edizione italiana dell’Areopagitica di John Milton (Laterza, 1987) e, insieme con Marco Mondadori, del saggio Sulla libertà di John Stuart Mill (1981). Autore di numerosi saggi di filosofia della scienza, tra i suoi ultimi libri si segnalano Lussuria. La passione della conoscenza, il Mulino 2010; Senza Dio. Del buon uso dell'ateismo, Longanesi 2010; Il tradimento, Longanesi 2012. Ai rapporti tra filosofia, scienza e fumetti ha dedicato La scienza tra le nuvole. Da Pippo Newton a Mr Fantastic, Raffaello Cortina 2007 (con Pier Luigi Gaspa) e La filosofia di Topolino (con Ilaria Cozzaglio), Guanda 2013.

Nutrition and Ethics

The natural-artificial dichotomy is not absolute, but is related to our perception of the physical, chemical and biological processes under scrutiny.  According to a perspective originated in the Classical Age (Democritus, Epicurus, Lucretium etc.) and more complexly articulated since the 17th century Scientific Revolution, nature is increasingly perceived as a set of rules governing the phenomena submitted to our empirical observation and technical intervention. In light of this, as John Stuart Mill masterly explained in the first of his Essays on Religion (1874), the very human action of understanding and controlling natural processes fully belongs to this notion of nature. Any newly introduced technology is then natural in that the action of the Homo sapiens abides by natural law, similarly to the actions of other animal species which intervene on the environment to ensure longer survival: beaver dams, beehives or birds nests are indeed considered natural. Similarly, any human manipulation of the environment, especially concerning nutrition and reproduction, is natural under this perspective. It is not a coincidence that this key conceptual development, largely based on Charles Darwin's thinking, is almost contemporary to Mill's reflection. However, the targeted intervention on the environment of Homo sapiens individuals is very often considered "artificial" while any proces which does not contemplate human involvement is branded "natural." This distinction has its own legitimacy, but remains a de-facto issue which a number of philosophical, ethical and political currents often submit to a morally dictated evaluation. Therefore anything that is natural becomes "good," whereas artificial is "bad" or at least suspicious, thus condemning any human intervention on the environment, starting from early agricultural and breeding technologies, and generating an endless discussion against modern technology. But a series of thinkers such as Baruch Spinoza, John Stuart Mill and even Bertrand Russell, who lucidly criticized the excesses of technology when pushed too far, demonstrated that the idea of a perpetually good nature, to be juxtaposed to an ill-intentioned technology, is based on unfounded superstition. In the Italian culture, as exemplified by Niccolò Machiavelli and Giacomo Leopardi, this value-based conception has been radically questioned. In fact, Mother Nature is simply a powerful but detrimental myth with the potential to generate a catastrophe, if enacted. Of course, we should not consider every technological innovation as beneficial. But a cost-benefit analysis of any type of technology, whether applied to the food sector or not, cannot be carried out following such a metaphysical approach, as certain interpretations of the so-called precautionary principle would impose. As British philosopher John Locke demonstrated, innovation cannot be required to produce a risk-free guarantee as this would discourage any human initiative. At the same time, rejecting any technical and scientific intervention on the environment as a matter of principle would not generate more responsibility but rather damage the environment even further, instead of dealing with increasingly real threats. In light of this, the debate on GMO is a perfect example: indeed, the testing ban does not only hinder research but also nullifies some significant chances of eradicating world hunger.

 

La dicotomia naturale/artificiale non è assoluta, ma relativa alla nostra percezione dei processi fisici, chimici, biologici, eccetera, via via presi in considerazione. In una prospettiva che ha delle radici nel pensiero dell’Antichità classica (Democrito, Epicuro, Lucrezio, ecc.) ma che ha preso forma in modo articolato a cominciare dalla rivoluzione scientifica del Seicento, la natura appare sempre di più come l’insieme delle leggi che regolano l’andamento dei fenomeni che sottoponiamo a osservazione empirica e a intervento tecnico. Sotto questo punto di vista, come è stato chiarito magistralmente da John Stuart Mill nel primo dei suoi Saggi sulla religione (1874), la stessa azione umana di comprensione e di controllo dei processi naturali rientra pienamente nella natura così intesa. E’ dunque “naturale” qualsiasi tecnologia che venga via via messa in atto, in quanto l’azione di Homo sapiens obbedisce comunque a “leggi della natura”, non diversamente da come obbediscono alle leggi della natura azioni degli altri animali che tendono a modificare l’ambiente secondo scopi che consentono una migliore sopravvivenza a individui appartenenti alle specie interessate: così sono “naturali” le dighe dei castori, gli alveari delle api o i pergolati degli uccelli. Analogamente sono in questo senso naturali tutte le manipolazioni umane dell’ambiente, in particolare quelle concernenti l’alimentazione e la riproduzione. Non è un caso che questa fondamentale acquisizione concettuale, dovuta principalmente alla riflessione di Charles Darwin, sia pressoché contemporanea alla riflessione di Mill. Ma spesso come “artificiale” si intende l’intervento specifico nell’ambiente da parte di individui appartenenti alla specie Homo sapiens e come “naturale” tutto l’insieme di quei processi in cui l’azione umana non è minimamente contemplata. Questa distinzione è in sé legittima; ma rimane una questione puramente “di fatto” cui però diverse concezioni filosofiche, etiche e politiche tendono a sovrapporre una valutazione di carattere “morale”. Così tutto quello che è naturale sarebbe “buono”, mentre “cattivo”, o perlomeno “sospetto”, tutto quello che è artificiale – condannando così qualsiasi umano intervento sull’ambiente a cominciare dalle prime tecnologie di agricoltori e allevatori, per finire con una polemica incessante contro la tecnica dei nostri tempi. Ma una tradizione di pensiero che può essere ben esemplificata da pensatori come Baruch Spinoza, John Stuart Mill o lo stesso Bertrand Russell (che pure è stato un critico assai lucido degli eccessi di una tecnologia spinta all’estremo) ha mostrato quanto ci sia di “superstizioso” nell’idea di una Natura perpetuamente buona cui si dovrebbe contrapporre invece la malvagità dell’intervento tecnologico. Nella stessa cultura italiana – basti fare i nomi di Niccolò Machiavelli e di Giacomo Leopardi – questa concezione “valoriale” è stata messa radicalmente in discussione: quello di “Madre Natura” è semplicemente un mito al tempo stesso potente e dannoso, che messo in pratica rivela delle potenzialità addirittura catastrofiche. Questo non significa, ovviamente, prendere per buona ciascuna innovazione tecnologica: ma la valutazione dei costi e benefici di qualsiasi tecnologia (sul piano alimentare come altrove) non può venir condotta in una prospettiva così “metafisica”, come la pretesa di certe versioni del cosiddetto “principio di precauzione” finirebbe con l’imporre. Richiedere che per accettare qualsiasi innovazione si dovrebbe essere sicuri dell’assenza di qualunque rischio è una linea di condotta che (come mostrava a suo tempo il filosofo britannico John Locke) impedirebbe qualunque umana iniziativa, mentre il rifiutare per principio qualunque intervento tecnico-scientifico in questioni ambientali non porterebbe minimamente a un ecologismo responsabile, ma finirebbe col danneggiare ulteriormente l’ambiente invece di far fronte a minacce che sono purtroppo reali. Sotto questo profilo la questione degli OGM è esemplare: il divieto di sperimentazione controllata blocca non solo la ricerca, ma cancella anche importanti chances di fronteggiare la fame nel mondo. 

 

torna top